Siamo tanti e siamo diversi

Su questo singolo blocco, noi licheni siamo presenti con oltre 20 specie diverse! Prova a distinguerne qualcuna per forma e colore

Il numero di specie presenti e le dimensioni dei loro talli dipendono sia dal tempo di esposizione della superficie agli agenti esterni, sia delle condizioni ambientali e microclimatiche del sito. Una singola roccia, come quella associata a questa stazione del percorso, può ospitare anche decine di specie diverse, soprattutto se inserita in un contesto di elevata naturalità.

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    Le superfici lapidee colonizzate dai licheni appaiono in genere come un mosaico multicolore. L’eterogeneità che si osserva è riflesso della diversità delle specie che compongono le comunità licheniche, differenti per morfologia dei talli (STAZIONE 1), ma anche per la produzione di sostanze responsabili del loro colore.

La nostra diversità chimica

Noi licheni possiamo produrre numerose sostanze chimiche, diverse per ogni specie. I lichenologi le analizzano con vari metodi, tra cui gli “spot test”, in cui il tallo viene trattato con reagenti che ne fanno cambiare il colore.

I licheni producono ben oltre 1000 metaboliti secondari, sostanze non essenziali alla loro vita ma utili per difendersi dagli stress ambientali. Possono, ad esempio, renderli poco appetibili agli erbivori come le lumache, o proteggerli da un irraggiamento solare eccessivo, assorbendo soprattutto la radiazione UV. Questi composti sono anche responsabili della varietà di colori che si osserva nei talli lichenici.

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    La presenza dei metaboliti secondari è così rilevante che i lichenologi la utilizzano anche per distinguere diverse specie e varietà. A questo scopo già nel XIX secolo sono stati messi a punto semplici spot test, che permettono di rilevare alcuni di questi composti osservando il cambiamento di colore del tallo dopo l’applicazione di una goccia di liscivia caustica o candeggina. Oggi, in laboratorio, si impiegano tecniche spettroscopiche avanzate per una caratterizzazione più precisa e dettagliata.

Sostanze licheniche e substrati lapidei

Con analisi chimiche, ad esempio cromatografiche, i lichenologi svelano le tante sostanze presenti nei talli dei licheni, da cui dipende l’adattamento di ogni specie alle diverse rocce.

La capacità delle diverse specie licheniche di colonizzare ambienti diversi è influenzata dalle proprietà dei metaboliti che sono in grado di sintetizzare.

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    Ad esempio, la produzione di alcune sostanze non pare compatibile con la crescita su rocce ricche in ferro. Questo perché l’interazione tra i metaboliti e il substrato può liberare ioni metallici che in piccole quantità possono essere utili alla nutrizione e al corretto funzionamento del tallo, ma in eccesso, diventano tossici. Queste complesse interazioni bio-geo-chimiche sono alla base dei processi di biodeterioramento precedentemente descritti (STAZIONE 3).

Licheni: usi e costumi

Gli usi di noi licheni sono molteplici e parte di diverse tradizioni culturali

I licheni sono stati utilizzati dall’uomo fin dall’antichità, soprattutto grazie ai metaboliti secondari contenuti nei loro talli. Tra gli usi tradizionali che si sono tramandati fino a oggi ci sono la medicina popolare, la profumeria, la tintura dei tessuti e, in alcuni casi, anche l’alimentazione.

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    I licheni trovano impiego in molte culture, soprattutto in Nord Europa, Alaska, India, Estremo Oriente e nei Paesi arabi, dove vengono usati come base per farine, spezie e integratori Il loro utilizzo in medicina risale all’antico Egitto: molte sostanze licheniche hanno proprietà antibatteriche, antibiotiche, e persino antitumorali, suscitando l’interesse dell’industria farmaceutica. Anche la profumeria ne fa largo uso: il celebre “muschio di quercia” deriva da un comune lichene epifita. Ma attenzione! I metaboliti di alcune specie licheniche sono anche velenosi, allergenici o addirittura allucinogeni.