dettaglio annunciazione gaddi

Storie di uomini tra arte, devozione e condanne a morte

Fino al 1749 a Firenze l’anno civile iniziava il 25 marzo, data in cui la Chiesa cattolica ha fissato, collocandola nove mesi prima del Natale, la festa dell’Annunciazione, ovvero dell’Incarnazione di Gesù, che per i cristiani corrisponde all’inizio dell’età della Salvezza.

Questa ricorrenza ci offre l’occasione di presentare uno dei dipinti più affascinanti della collezione di Angelo Maria Bandini, oggi esposto nell’omonimo museo, a Fiesole.

annunciazione gaddi

La tavola raffigura, appunto, l’Annunciazione, ed è riconosciuta unanimemente dalla critica come opera di Taddeo Gaddi, allievo di Giotto (col quale continuò a collaborare per più di 24 anni) e interprete intelligente e originale delle novità introdotte dal suo maestro.

medaglione sinistramedaglione destra

Nel corso del restauro effettuato nel 1989 sono riemersi, negli angoli superiori della cornice, due medaglioni contenenti una croce e le lettere «S», «M», «T». Si tratta dell’emblema della fiorentina confraternita di laici, detta Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio.

Secondo le fonti, questa fu istituita alla vigilia della festa dell’Annunciazione del 1343. Alcune memorie scritte lasciano intuire che fin dall’inizio ad alcuni membri della confraternita fu affidato il compito di svolgere attività di conforto ai condannati a morte, nella notte precedente l’esecuzione. A partire dal 1356 si ha notizia del loro coinvolgimento anche nella sepoltura dei cadaveri dei giustiziati, e, dal 1423, di una sistematica opera di conforto dei condannati. Questa attività era svolta da alcuni confratelli direttamente nei locali del Bargello (allora Palazzo del Podestà) e durante il corteo che, percorrendo via dei Leoni, via dei Neri, piazza San Remigio, via de’ Magalotti, borgo de’ Greci, piazza Santa Croce e via dei Malcontenti, arrivava fino al luogo in cui avvenivano le esecuzioni capitali, il cosiddetto Prato della Giustizia, situato subito fuori dalla Porta San Francesco (detta proprio per questo anche Porta della Giustizia), in corrispondenza dell’attuale Piazza Piave.

Questo compito così delicato era riservato ad un ristretto numero di confratelli, detti Neri per la consuetudine di vestirsi con cappe nere e di indossare un cappuccio di tela dello stesso colore, per celare la loro identità e conservare l’anonimato. Proprio da loro, del resto, prende nome la via dei Neri.

Il dipinto di Taddeo Gaddi fu con ogni probabilità commissionato per il primo oratorio della Compagnia, situato nell’attuale via San Giuseppe. Un memoriale della confraternita, conservato alla Biblioteca Trivulziana di Milano, ricorda che in questo edificio poco prima del 1348 i confratelli posero «una certa dipintura di Nostra Donna, alla quale si cominciò una grande divozione», che è probabilmente proprio la nostra Annunciazione. Tuttavia, la prima testimonianza certa della tavola risale al 1755, quando padre Giuseppe Richa, nel suo Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne’ suoi quartieri, registra la presenza di «una Nunziata assai antica» sull’altare maggiore della chiesa, sede della Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio, allora in Borgo la Croce.

L’opera potrebbe poi coincidere col «quadro in tavola antico di braccia 2 (116 cm) circa esprimente la SS. Annunziata», acquistato nel 1786 da un certo Lorenzo Codacci all’asta degli arredi confiscati alle confraternite. Ed è stata avanzata l’ipotesi che quest’ultimo potrebbe essere stato un intermediario del canonico Angelo Maria Bandini, nella cui collezione il dipinto è documentato nel 1804.

madonna

Sebbene velato da un leggero turbamento, l’atteggiamento della Vergine rivela tutta la sua umiltà e la scelta di sottomettersi alla volontà divina. Maria accetta il destino che Dio le ha riservato e che l’angelo Gabriele viene ad annunciarle, pur essendo consapevole che sarà oltremodo doloroso. Secondo la Chiesa cristiana (ma anche secondo il Corano), Maria diviene così modello di accettazione per le donne e gli uomini di ogni tempo.

angelo

Sebbene nessuno studio, tra quelli di mia conoscenza, abbia avanzato una riflessione sul tema, mi sembra plausibile dubitare che la scelta del soggetto di questo dipinto da parte della committenza, si possa spiegare solo con il fatto che la Compagnia di Santa Maria della Croce al Tempio fu istituita il giorno precedente la festa dell’Annunciazione, allora coincidente con il capodanno fiorentino. A mio avviso è lecito ipotizzare che questo soggetto sia stato richiesto anche perché particolarmente adatto alle esigenze dei membri della confraternita, che, con ogni probabilità, avranno avuto bisogno di meditare sul tema dell’accettazione del destino, per trovare le parole e i gesti giusti e cercare di essere di conforto a chi il suo destino ce lo aveva oramai chiaro davanti a sé.

Silvia Borsotti


Immagini

Tutte le immagini sono tratte da Taddeo Gaddi, Annunciazione (Foto di Giovanni Martellucci UniFi - Dipartimento SAGAS)

 

Riferimenti bibliografici

M. Scudieri, Taddeo Gaddi, Annunciazione, in Il Museo Bandini, a cura di M. Scudieri, Firenze, Arti Grafiche Giorgi & Gambi, 1993, pp. 79-82.

C. Gnoni Mavarelli, Museo Bandini di Fiesole. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, Firenze, 2011, pp. 44-45.

C. Demaria, Taddeo Gaddi, Annunciazione, in «Onorevole e antico cittadino di Firenze». Il Bargello per Dante, cat. mostra a cura di L. Azzetta, S. Chiodo, T. De Robertis, Firenze, 2021, pp. 122-123.